“NON SI PUÒ DARE IN PASTO ALL’OPINIONE PUBBLICA LA VITA PRIVATA DEI FRAGILI”

“NON SI PUÒ DARE IN PASTO ALL’OPINIONE PUBBLICA LA VITA PRIVATA DEI FRAGILI”

L’assessore ai servizi sociali Tania Di Lella interviene sulla vicenda del ragazzo modugnese che viveva in condizioni precarie

“Un doveroso ringraziamento lo dobbiamo soprattutto a chi, come noi, ha scelto di non mettere mai la testa sotto la sabbia!”.
Finisce così la lunga nota dell’assessore ai Servizi sociali, Tania Di Lella, che nei giorni scorsi, ha preso carta e penna per difendere tutti gli operatori in forza ai Servizi sociali a Palazzo Santa Croce, entrati nell’occhio del ciclone (e della critica) dopo la diffusione, da parte di alcuni organi di stampa, della storia di una mamma e il figlio che vivevano in una casa nel quartiere Porto Torres in pessime condizioni igieniche. Secondo la testata, infatti, nonostante la presenza di svariate segnalazioni da parte del marito, nel periodo 2011-2020, “madre e figlio erano disconosciuti dai Servizi sociali e in questi documenti, alcuni protocollati, ci sono delle relazioni in cui viene scritto che le condizioni di vita dei due non erano delle migliori”.
“In questi ultimi giorni – scrive l’assessore nella nota -, tutti gli operatori in forza ai Servizi sociali del Comune di Modugno, sono stati oggetto di attacchi senza precedenti, eppure sono sempre loro, sono gli stessi a cui in piena emergenza sanitaria nazionale vi siete rivolti, sono gli stessi che vi hanno raggiunto nelle vostre case mettendo a repentaglio anche le proprie vite, sono quelli che hanno cercato di tranquillizzare voi mentre anche loro stessi avevano paura. Sono sempre loro che vi hanno distribuito mascherine, quando loro non ne avevano a sufficienza, quelli che sono entrati fin dentro i reparti Covid, per portare il telefono ai vostri cari, quando voi avevate paura di farlo. Sono quelli che distribuivano buoni spesa fino alle 20 di sera, quelli che portavano a casa vostra pacchi viveri, inventandosi fattorini. Che vi hanno accompagnato nei centri vaccinali”.
Poi prosegue, entrando nel merito della questione: “Se errori di valutazione ci sono stati siamo pronti a risponderne, senza voler addossare responsabilità a nessuno. Ricostruire i fatti, con tutta la documentazione agli atti del fascicolo, sarebbe facile, ma non possiamo e non vogliamo farlo. Non possiamo scagionarci dando in pasto la vita privata delle persone fragili alla pubblica opinione.
Esistono organi preposti alle opportune valutazioni. Occorre ribadire, però, che interventi così invasivi possono essere posti in essere solo ed esclusivamente in determinate situazioni e che ben limitato dalla norma è l’operato dei Servizi sociali. Infine ci si interroga su dove sia il ragazzo in questo momento, se denuncia è stata presentata dai parenti prossimi. Orbene, nulla è pervenuto all’attenzione dei Servizi sociali, eppure gli stessi immediatamente appresa la notizia dai media, hanno contattato l’Unità di crisi della Farnesina ed è emerso che la Cancelleria consolare di Madrid non è stata in alcun modo informata, come da note agli atti d’ufficio”.
Questi, dunque, i fatti, “ciò non toglie – chiude Di Lella – che ringraziamo chiunque abbia contribuito a portare alla nostra attenzione tale situazione di estremo disagio, di cui sicuramente non avevamo contezza.
Una lezione di vita da cui imparare,tutti.
Una lezione per la quale nessuno può permettersi di salire in cattedra.
La politica del “non vedo-non sento – non parlo” può essere causa di risvolti anche drammatici”.

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