La Città scelta come sede di un ospedale sociale e una casa di Comunità.
Persa negli anni 90′, a favore di un accentramento nei grandi centri di soccorso, ripristinata nel 2026. Parliamo dell’assistenza sanitaria di prossimità. La Città si è vista defraudata, appunto negli anni 90′, del suo polo ospedaliero, per una tendenza che ha costretto i cittadini a recarsi al vicino, ma non poi così tanto, ospedale San Paolo per tutto ciò che riguarda visite mediche, specialistiche e non, primo soccorso, ospedalizzazione, Cup. Ma nel 2026 i modugnesi potranno comodamente avere un centro di assistenza sanitaria, almeno per le brevi degenze, a pochi passi da casa. La buona notizia arriva con una delibera di Giunta regionale, che riorganizza i servizi sanitari territoriali, grazie allo stanziamento di ben 650milioni di euro. Per la nuova struttura di 1000mq, che sorgerà in via X Marzo, saranno devoluti 1 milione e 600 mila euro, con una scadenza, appunto il 2026, non così lontana. Il progetto non è nuovo; da circa 10 anni, infatti, si sente parlare di ospedali di comunità, e in altri paesi sono già una realtà concreta. Ma il Pnrr ha permesso all’idea di concretizzarsi, e forse una spinta è stata data anche dalla recente situazione pandemica. Queste nuove strutture alleggeriranno il peso che grava sul pronto soccorso, permetteranno di snellire la pratica burocratica, grazie alla presenza di Cup, velocizzeranno la catena di prenotazioni di visite specialistiche e sgraveranno il peso degli ospedali, permettendo le cure meno urgenti a km0. La buona notizia è stata ufficializzata ieri in Consiglio comunale, durante le comunicazioni del Primo cittadino Nicola Bonasia, che ha definito questo un grande passo e orgoglio per la Città tutta. Il medico di Medicina generale e fiduciario Onceo del Comune di Modugno Antonella Miccoli, interpellata dalla nostra testata, ha spiegato praticamente i benefici di queste due nuove strutture sul territorio.
«Per Modugno sarà un valore aggiunto l’essere stato identificato come luogo di ospedale di comunità -aggiunge Antonella Miccoli – non solo per la popolazione, che non dovrà più spostarsi per le cure brevi e gli interventi sanitari a bassa intensità clinica, ma sarà anche un punto di riferimento per i comuni limitrofi. La Casa di comunità va considerata come un hub, dove i medici di medicina generale potranno erogare diagnostica di secondo livello e svolgere parzialmente l’orario lavorativo. Ci saranno anche ambulatori per i pazienti cronici, per essere seguiti dal punto di vista clinico e strumentale. Sono una grande sostenitrice della medicina di prossimità e se la riforma attuerà tutto quello che è stato previsto, sarà un passo avanti per la medicina generale, rafforzerà la medicina di prossimità e le cure domiciliari».