Minaccia di sfratto e precarietà. “Mi sento abbandonata e delusa”
Chiede aiuto alla popolazione una mamma modugnese disperata. La sua storia, già conosciuta ai Servizi sociali locali, è quella di una madre coraggio che, nonostante tutte le difficoltà, cerca di portare avanti la sua famiglia. Ma ora non sa più come fare. Un marito inesistente e indifferente nei confronti di due figli dopo la separazione. Il più piccolo, minorenne, frequenta le scuole superiori. La più grande affetta da una da una grave malformazione causata da emorragia celebrale. Ad aggravare il tutto il Covid, che ha causato la perdita del lavoro.
“Ero stata assunta come cuoca – racconta – ma purtroppo con il Covid è arrivato il licenziamento ed ora vivo con la sola pensione di invalidità di mia figlia e il reddito di cittadinanza, ma non ce la faccio più”.
La situazione in cui questa mamma separata versa è resa ancora più complicata dallo spauracchio del non sapere più dove andare.
“Vivo in una casa piccolissima – spiega – inadatta per le esigenze di mia figlia che, purtroppo, deve stare sulla sedia a rotelle. Una cucina e una camera da letto, per 3 persone. Un bagno piccolissimo. Nonostante questo ce la facevamo bastare, ma ora rischiamo di rimanere in mezzo ad una strada. Abbiamo ottenuto la proroga di un anno, ma poi come faremo?”.
I servizi sociali stanno seguendo il caso ma, fa sapere, non sarebbero riusciti a trovare una casa popolare su Modugno per ospitare questa famiglia.
“Mi sento delusa e abbandonata dalle istituzioni – afferma – non posso permettermi un affitto da 600 euro perché le mie uniche entrate sono il reddito di cittadinanza e la pensione di invalidità di mia figlia. Mi sono rivolta alle istituzioni ma mi hanno detto che a Modugno non ci sono case popolari a disposizione e che devo rivolgermi a Bari. Ma come faccio a fare domanda a Bari se risiedo a Modugno? Anche se trovassi una casa, il comune mi coprirebbe solo 3 mensilità, e come potrei permettermi il resto?”. Oltre al reddito e la Pensione di sua figlia ha avuto diritto a buoni spesa e buoni libri per suo figlio minorenne, ma questi aiuti, sia pur importanti, non risolvono il più grave problema dell’alloggio.
Lancia quindi un appello a tutti coloro che possano aiutarla a trovare un lavoro.
“Non voglio elemosine – fa sapere – solo la possibilità di poter mantenere la mia famiglia con un lavoro e una casa dignitosa. Mi rivolgo ai cittadini perché dalle istituzioni mi sento abbandonata. Voglio lavorare e dare un tetto ai miei figli perché, tra qualche mese, non sapremo più dove andare”.
Interpellato l’assessore ai Servizi Sociali Tania Di Lella, al momento nessuna dichiarazione.